PGR esclude dal concorso magistrate che prenderanno il congedo di maternità.

PGR esclude dal concorso magistrate che prenderanno il congedo di maternità.
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La Comissão para a Cidadania e Igualdade de Género (CIG) ritiene che le regole del concorso per magistrati del Ministerio Público siano “coercitive e giuridicamente inaccettabili” e ha presentato un reclamo alla Comissão para a Igualdade, scrive oggi il Diário de Notícias.

 

“Non si può ammettere che magistrate e magistrati siano esclusi, sulla base di potenziali scenari e future decisioni personali, specialmente legate alla genitorialità, o costretti a rinviare la maternità e la paternità, che costituiscono valori sociali eminenti ai sensi del n. 2 dell’articolo 68.° [Paternità e maternità] della Costituzione della Repubblica Portoghese/CRP”, si legge nel reclamo della CIG inviato alla Comissão para a Igualdade no Trabalho e no Emprego (CITE), a cui il DN ha avuto accesso.

È in discussione il concorso per magistrati del Ministerio Público, le cui regole sono state stabilite il 4 giugno, per delibera del Consiglio Superiore del Ministerio Público, presieduto dal procuratore generale della Repubblica, Amadeu Guerra.

La CIG ritiene che le regole escludano candidati che, “prevedibilmente, si troveranno in situazione di riduzione del servizio attivo o situazione di assenza prolungata superiore a 60 giorni, durante il periodo compreso tra il 1° settembre 2025 e il 31 agosto 2026”.

Nel reclamo inviato venerdì, la CIG considera che le regole siano “coercitive e giuridicamente inaccettabili rispetto ai principi costituzionali di uguaglianza e protezione nella genitorialità”.

Per la CIG è, inoltre, in discussione l’osservanza del principio di uguaglianza e non discriminazione (articolo 13.° della CRP) poiché, per questa commissione, le norme del concorso hanno “indeterminazione semantica, omissione di distinzioni rilevanti (malattia, gravidanza, congedi parentali), e insufficiente densità normativa”.

Questo, ritiene la CIG, “contraddice principi basilari di buona legislazione — come chiarezza, precisione, prevedibilità, coerenza e la necessaria conformità con il sistema giuridico”, per cui questa commissione chiede alla Comissão para a Igualdade no Trabalho e no Emprego (CITE) di emettere un parere, considerando che di norma i pareri di questa entità sono vincolanti, potendo essere contraddetti solo dai tribunali.

Contattata dal DN, la presidente della CITE, Carla Tavares, ha dichiarato di non aver ancora avuto conoscenza del reclamo contro la PGR e su un eventuale parere, ha affermato che “è stato inteso che i pareri della CITE si applicano solo ai rapporti di lavoro in cui vi sia una relazione di dipendenza”.

“Ora, le magistrate e i magistrati giudiziari, avendo uno status proprio, non rientrano in questo rapporto, che non è di lavoro, poiché la PGR non è l’entità datrice di lavoro delle procuratrici e dei procuratori del MP. Ossia, emettendo la CITE un qualsiasi parere, si pone una questione, effettiva, di efficacia”, ha dichiarato Carla Tavares, assicurando, tuttavia, che “questa situazione non deve avere, soltanto, il silenzio della CITE”.

Questo tema ha suscitato anche una posizione del Sindicato dos Magistrados do Ministério Público (SMMP) con una lettera aperta, sottoscritta da 1.200 procuratori, nella quale il Consiglio Superiore del Ministerio Público è esortato ad annullare le norme dell’avviso.

Al DN, la procuratrice Alexandra Chicharo das Neves, della direzione del sindacato, ha riferito che si sta preparando un provvedimento cautelare per presentarlo ai tribunali amministrativi, al fine di impedire che le norme in questione entrino in vigore.

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