“Il ricongiungimento familiare non è una minaccia. È una soluzione. I benefici che il ricongiungimento familiare porta sono molto maggiori delle sfide che ne derivano”, considerano i membri del gruppo di lavoro, che integra gli ex alti commissari, dirigenti associativi e ricercatori, in una nota diffusa oggi.
Il ricongiungimento familiare è “una misura che beneficia i migranti, rafforza le comunità e serve l’interesse strategico del Portogallo rispondendo alla protezione dei diritti umani come un principio basilare del regime democratico”, sostengono.
L’attuale governo ha imposto un periodo di due anni dopo l’ottenimento di un visto di soggiorno valido per richiedere il ricongiungimento familiare di non minori a carico, il che, in pratica, ritarda l’ondata di richieste legate all’immigrazione recente, sottoponendo chi arriva ai nuovi termini per l’acquisizione della cittadinanza, discussi in Parlamento.
“In un paese che affronta sfide demografiche, carenza di manodopera e necessità di ringiovanimento sociale, politiche di immigrazione basate sulla dignità, sui legami familiari e sull’integrazione e inclusione sono fondamentali per la sostenibilità a lungo termine”, considerano gli elementi del gruppo, sottolineando che “rafforzare il ricongiungimento familiare significa proteggere i diritti umani, combattere la frammentazione sociale e preparare un futuro più coeso, giusto e solidale per tutti coloro che vivono qui”.
Il gruppo sostiene il riconoscimento del “diritto al ricongiungimento come politica di integrazione e inclusione essenziale”, col suo “inquadramento nel Piano Strategico Nazionale per l’Integrazione e l’Inclusione e nei Piani Municipali, con misure di accompagnamento proprie”.
Per questo, difendono “l’assegnazione di risorse specifiche all’AIMA [Agenzia per l’Integrazione, Migrazioni e Asilo] per agevolare e umanizzare i processi di ricongiungimento familiare uniti all’accesso a misure di integrazione e inclusione per tutti i membri dei nuclei familiari, in base alle loro necessità”.
“Le famiglie riunite contribuiscono a una maggiore stabilità emotiva, impegno lavorativo, successo scolastico dei figli e partecipazione civica, con benefici concreti per la società di accoglienza” e la “separazione familiare” alimenta “l’esclusione sociale, il lavoro informale e la marginalizzazione intergenerazionale, con costi umani, economici e sociali elevati”, si legge nella nota.
Citando dati ufficiali, gli autori riferiscono che “la lentezza nei processi (mesi o anni) compromette gli obiettivi di integrazione e inclusione e alimenta la frustrazione, l’angoscia e la sfiducia istituzionale, che possono contribuire alla scelta di flussi migratori irregolari, con maggiori rischi per gli stessi e per lo Stato portoghese”.
Inoltre, tenendo conto delle “forti diminuzioni demografiche del Portogallo, che lo rendono oggi uno dei paesi più anziani del mondo, la possibilità di accogliere famiglie con bambini, o famiglie in età fertile e attiva che abbiano figli nel paese, rappresenta un contributo positivo immediato per la demografia del paese”, si legge ancora.
La legge esistente deve essere rispettata, sostengono, cercando di “garantire il diritto al ricongiungimento per coniugi, ascendenti, dipendenti e familiari in situazioni di vulnerabilità riconosciuta”, cercando di articolare le misure con “politiche di integrazione e inclusione locali”, con “programmi di supporto psicosociale per bambini e giovani riuniti con familiari dopo lunghi periodi di separazione”.
Parallelamente, i firmatari sostengono un combattimento più forte alla disinformazione su questa materia, divulgando “studi, dati e storie reali sugli impatti positivi del ricongiungimento familiare nella comunità”, promuovendo “campagne pubbliche” su “integrazione e inclusione di successo, alla stabilità economica e al benessere comune”, oltre a “combattere qualsiasi forma di abuso o frode nell’uso improprio”.
“Adeguare i servizi di Educazione e Salute in linea con le dinamiche popolazionali”, con “configurazioni dinamiche dei profili popolazionali in diverse regioni e comuni” deve essere una delle priorità dell’Amministrazione Pubblica.
Creato a metà giugno, questo gruppo include quattro ex alti commissari, l’ex segretaria di Stato Catarina Marcelino, le ricercatrici Lucinda Fonseca e Catarina Reis Oliveira e i dirigenti associativi Eugénia Quaresma e Paulo Mendes.
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