A maggior parte dei laureati del professionista è senza lavoro nel settore e nella regione.

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Un nuovo studio pubblicato oggi dalla Fundação Francisco Manuel dos Santos (FFMS) analizza l’impatto dell’espansione dei corsi professionali in Portogallo sull’occupazione e sull’imprenditorialità.

Nel 2000, solo il 28% degli studenti delle scuole superiori era iscritto a un qualche tipo di corso professionale. Tuttavia, in seguito a un significativo aumento dell’offerta formativa a partire dal 2006 (solo tra il 2009 e il 2019 sono stati lanciati oltre quattromila corsi), la percentuale di studenti è cresciuta, raggiungendo un massimo del 45% nel 2013/2014.

Alcuni degli effetti positivi di questa espansione sono noti: i tassi di completamento delle scuole superiori sono aumentati, i tassi di inattività sono più bassi tra i diplomati dei corsi professionali, la transizione al mercato del lavoro è più veloce e i salari sono più elevati rispetto ai diplomati dell’istruzione generale.

Nel nuovo studio, i ricercatori del Centro de Economia da Educação della Nova SBE hanno cercato di capire se l’espansione dell’istruzione professionale si sia tradotta in un maggiore impiego nelle specifiche aree professionali e nella zona della scuola dove il corso è stato introdotto.

I risultati sono positivi, “ma relativamente piccoli”, ha spiegato uno dei ricercatori, Pedro Martins, durante la presentazione dello studio alla stampa.

Analizzando solo il comune in cui si trovano le scuole, l’apertura di un corso professionale ha portato, in media, a un aumento di 0,14 lavoratori nella professione specifica del corso due anni dopo il completamento e di 0,17 lavoratori dopo tre anni.

A livello regionale, i numeri sono leggermente più alti (più 1,5 lavoratori due anni dopo il completamento del corso), suggerendo che gli studenti finiscono spesso per spostarsi nei comuni vicini per cercare lavoro, ma l’impatto complessivo rimane basso.

Luís Catela Nunes, un altro dei ricercatori, osserva che questi corsi sono progettati per facilitare la transizione al mercato del lavoro e i dati nazionali dimostrano che questo obiettivo viene raggiunto, dato che il 72% dei diplomati dell’istruzione professionale trova lavoro entro uno o due anni.

Il problema è che la maggior parte finisce per trovare lavoro in altre aree professionali o al di fuori della zona in cui ha studiato, pertanto i ricercatori avvertono di un divario tra l’offerta formativa e l’inserimento professionale.

“Sembra esserci un potenziale non sfruttato in termini di allineamento tra istruzione e mercato del lavoro”, ha suggerito Pedro Martins, riconoscendo la complessità del problema e sottolineando che la definizione dell’offerta formativa richiede molte informazioni e una grande capacità di adattamento delle scuole professionali.

Per facilitare, gli autori sottolineano l’importanza di garantire l’equilibrio e la flessibilità dei programmi, per esempio combinando competenze accademiche essenziali con formazione tecnica e aggiornando regolarmente il contenuto dei curriculum.

Nel medesimo contesto, Luís Catela Nunes menziona la necessità di rafforzare il coordinamento regionale, considerando che spesso gli studenti non si limitano al comune dove hanno studiato e, di conseguenza, il pianificazione dei corsi richiede un maggiore allineamento regionale.

Gli autori raccomandano inoltre di approfondire le partnership con le aziende, nella definizione dei curriculum e nella formazione in contesto lavorativo.

Oltre all’impatto sull’occupabilità, gli autori si sono interrogati anche se l’apertura di nuovi corsi sia associata alla creazione di imprese nello stesso settore economico.

Nel caso delle nuove società, l’impatto diventa più percepibile alcuni anni dopo il completamento del corso: dopo quattro anni, si raggiunge un aumento di 0,67 nel comune e di 4,12 nella regione.

L’impatto dei nuovi corsi nella creazione di nuove imprese individuali è leggermente più basso (0,33 dopo quattro anni nel comune e 2,91 nella regione), ma ancora superiore all’impatto sull’occupazione.

Alla domanda sulla differenza, Pedro Martins ha indicato che uno degli aspetti dei corsi professionali è anche quello di fornire competenze orientate all’imprenditorialità e che alcuni giovani entrano già in queste scuole con tale predisposizione.

Tuttavia, gli autori sottolineano la mancanza di informazioni disponibili per misurare la qualità dell’istruzione professionale, che dovrebbe essere valutata in relazione al mercato del lavoro.

D’altra parte, aggiungono la necessità di migliorare l’immagine pubblica dell’istruzione professionale.

“Se forniamo più informazioni, relative ai contributi sull’occupazione e alle retribuzioni, lo stigma esistente potrebbe essere combattuto”, suggerisce Pedro Martins.

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