“Nel parere dell’Associação Portuguesa de Mulheres Juristas non si giustifica la sua revoca. Questa, anzi, rappresenterebbe, piuttosto, un grave regresso e un attentato ai principi sanciti negli strumenti giuridici internazionali, ai quali il Portogallo è vincolato”, si legge in un parere inviato ai deputati della Commissione Salute, pubblicato sul sito dell’associazione.
Secondo l’APMJ, la legge del 31 marzo, che definisce la violenza ostetrica come una violazione dei diritti fondamentali nel contesto della salute riproduttiva, “dovrebbe vedere corretta e perfezionata la sua redazione”, in particolare nell’uso di “espressioni giuridicamente imprecise” e nella sua applicabilità.
“L’assenza di norme legali sulla violenza ostetrica non configura e rappresenta altro che ignorare l’esistenza e la natura di questa forma di violenza. È cruciale sottolineare che (…) diverse entità e numerose organizzazioni internazionali hanno denunciato questa forma di violenza e hanno richiesto la sua criminalizzazione”, sottolinea.
L’associazione, comunque, ricorda che il fatto che il Portogallo sia stato il primo paese dell’Unione Europea a concettualizzare giuridicamente la violenza ostetrica “costituisce un traguardo progressista che deve servire da ispirazione per altri stati”.
“Sembra appropriato non eliminare alcun riferimento normativo a questa forma di violenza, poiché i fatti che possono ledere o mettere in crisi i diritti umani non scompaiono per la semplice circostanza di un vuoto normativo, ma piuttosto perfezionare il diploma già esistente, correggendo alcune delle sue disposizioni”, dichiara.
Di fronte a quanto esposto, l’associazione ribadisce che la revoca della legge “costituirebbe una violazione dei principi costituzionali della dignità umana, dell’autonomia personale e dell’integrità fisica e psichica delle donne”.
“Una tale decisione sarebbe percepita dalla popolazione come un messaggio di svalutazione delle esperienze traumatiche di innumerevoli donne e del fatto che la protezione dei loro diritti non sia una priorità per l’Assemblea della Repubblica”, afferma.
Così, l’APMJ invita tutti i gruppi parlamentari “a ponderare attentamente” le implicazioni della revoca della legge e a “privilegiare il percorso del suo miglioramento e rafforzamento, in conformità con le migliori pratiche internazionali e con la difesa intransigente dei diritti e della dignità delle donne”.
Venerdì sarà discusso il diploma del CDS-PP, presentato lo scorso mese, che mira a revocare la legge 33/2025, pubblicata il 31 marzo, che “promuove i diritti nella gravidanza e nel parto”, e che è stata approvata lo scorso marzo con i voti contrari del PSD, CDS-PP e l’astensione di Chega e dell’Iniziativa Liberale.
Nello stesso giorno, sarà anche dibattuto un diploma del PSD sulla stessa materia, che elimina dalla legge il concetto di violenza ostetrica, ritenendo che sia “eccessivamente ampio e indesiderabilmente vago”.