Ondata di calore. Gli esperti propongono progetti urbanistici per Lisbona.

Ondata di calore. Gli esperti propongono progetti urbanistici per Lisbona.
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Per tre giorni, esperti di vari settori si sono riuniti all’evento di architettura Archi Summit, presso la Unicorn Factory al Beato, con l’obiettivo, tra l’altro, di riflettere sui principali sfide della trasformazione urbana e proporre misure concrete per affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici.

 

Lo studio hori-zonte, specializzato in architettura sostenibile e uno dei finalisti portoghesi del Premio “Building of the Year 2025” della piattaforma internazionale ArchDaily, ha formato un gruppo di lavoro con 12 esperti per avanzare proposte concrete.

Secondo una nota inviata a Lusa con le conclusioni dell’incontro terminato oggi, il consenso tra gli esperti è stato chiaro: “Il problema non risiede nell’assenza di piani, ma nella loro scarsa implementazione. Manca audacia politica, definizione delle responsabilità, un’efficace stanziamento di bilancio e il coinvolgimento dei cittadini”.

Tra le proposte, con molteplici scale e obiettivi pensati fino al 2030/2050, gli esperti sostengono la riorganizzazione di Lisbona in “zone emergenti, sistemiche e patrimoniali, con attenzione a territori strategici come Chelas, Marvila e zona orientale, Ajuda e il fronte fluviale”.

Si propone anche la costruzione di edifici come “infrastrutture ecologiche, che trattengano l’acqua, generino energia, offrano comfort termico e promuovano il dialogo con lo spazio pubblico”.

L’implementazione di soluzioni di ‘città-spugna’, promuovendo l’aumento della capacità di infiltrazione urbana e il riutilizzo delle acque reflue trattate, oltre all’investimento nella rinaturalizzazione dello spazio urbano con un maggiore numero di vegetazione autoctona e copertura verde, associata a sistemi di ventilazione naturale, è un’altra delle misure suggerite.

Gli esperti chiedono anche che i piani direttori municipali siano dotati di progetti e piani urbani “più localizzati, più agili, scalabili e sperimentali, testando soluzioni su scala di quartiere”, utilizzando fondi europei per “sviluppare prototipi urbani in spazi pubblici”.

È indicata anche la creazione di una Scuola della Città, come spazio permanente di formazione, dialogo e articolazione tra tecnici, decisori e cittadini, per promuovere “una gestione condivisa degli spazi verdi, con il coinvolgimento della popolazione locale nella loro manutenzione e appropriazione”.

Il dibattito ha identificato anche fattori problematici radicati nella società come la “dipendenza dall’automobile, la scarsa vegetazione urbana, la debole ventilazione in alcune zone della città e l’assenza di continuità istituzionale”.

“L’urgenza climatica richiede soluzioni che articolino scale, discipline e politiche pubbliche robuste”, affermano gli esperti.

Gli esperti ricordano che Lisbona è una delle zone geografiche nazionali più soggette agli effetti delle ondate di calore – zone dove le temperature sono più elevate rispetto alle circostanti, generalmente a causa della concentrazione di strutture con maggiore capacità di ritenzione termica.

Nonostante i “passi che sono stati compiuti dal municipio, alcuni dei quali in modo anticipato”, si ricorda nella nota, Lisbona è, secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, l’undicesima capitale europea con minore copertura di alberi e “la temperatura scende in media di 1ºC [un grado Celsius] per ogni 50 metri quadrati aggiuntivi di copertura vegetale”.

“La città di Lisbona presenta, inoltre, una mappa termica molto disuguale, con varie isole di calore urbano che si manifestano ciclicamente, con differenze medie tra i 2ºC e i 3ºC, ma che arrivano a raggiungere, in alcuni luoghi, differenze di 11ºC rispetto ai valori di riferimento (la stazione meteorologica dell’aeroporto)”, si riferisce anche.

Secondo l’architetto Diogo Lopes Teixeira, cofondatore dello studio hori-zonte, l’iniziativa riflette il modo in cui il collettivo di cui fa parte “intende la pratica: collaborativa, critica e impegnata nella trasformazione del territorio”.

“Solo con un approccio veramente multidisciplinare è possibile disegnare un futuro urbano più rigenerativo e resiliente”, ha dichiarato.

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