Durante la lettura del verdetto, la giudice presidente ha dichiarato che il tribunale non ha provato l’intenzione di uccidere, sottolineando che le coltellate non erano profonde e nessun organo vitale è stato colpito.
L’imputato, di 36 anni, è stato quindi assolto dall’accusa di tentato omicidio qualificato ed è stato condannato per due reati di lesioni personali qualificati.
In cumulo giuridico, gli è stata inflitta una pena unica di due anni di reclusione, sospesa per quattro anni, con sottoposizione a regime di prova e obbligo di curare il problema dell’alcolismo.
Oltre alla pena detentiva, l’imputato è stato condannato a pagare un risarcimento di circa 11 mila euro alla vittima, oltre ai trattamenti ospedalieri.
Il tribunale ha inoltre revocato la misura coercitiva della detenzione domiciliare a cui l’imputato era sottoposto da circa un anno.
Interrogata dalla Lusa, l’avvocata della difesa, Teresa Maria Azevedo, si è dichiarata soddisfatta della decisione, affermando che è stata fatta giustizia.
Durante il processo, l’imputato ha dichiarato di aver agito per legittima difesa mentre veniva aggredito dalle vittime. “Loro erano sopra di me a picchiarmi e, poiché avevo il coltellino aperto, accidentalmente, ho colpito uno di loro”, ha detto.
L’imputato ha spiegato che il coltellino usato gli era uscito poco prima da una macchinetta di gadget, in un bar dove aveva consumato bevande alcoliche con un amico.
Ha inoltre riferito che le aggressioni sono avvenute in seguito a qualcosa che avrebbe detto alla vittima più giovane mentre si dirigeva verso l’auto con il padre.
“Non credo di avergli detto nulla di male, ma dalla reazione deve essere stata una provocazione”, ha riferito, aggiungendo che la vittima gli ha dato un pugno in faccia e il padre lo ha colpito in testa con una chiave inglese.
L’imputato ha raccontato che, dopo essere caduto a terra, ha tirato fuori il coltello dalla tasca per cercare di fermare le aggressioni, finendo per colpire il padre e il figlio.
L’uomo è sospettato di aver inflitto tre colpi alla vittima più giovane, in diverse parti del corpo, e un colpo al padre, fuggendo poi in un campo di mais, dove è stato arrestato dalla GNR.
Un amico dell’imputato, che rispondeva nello stesso processo per un reato di lesioni personali semplici per aver presumibilmente colpito con un calcio la vittima più anziana, è stato assolto dal reato.
I fatti sono avvenuti all’alba del 27 luglio 2024, nel luogo della festa di Mamodeiro, ad Aveiro, mentre le vittime lasciavano il luogo in un veicolo automobilistico.
L’accusa riferisce che gli imputati non hanno permesso alla vittima che si trovava dal lato del passeggero di chiudere la porta e, quando questa ha reagito per forzare la chiusura della porta ed è rimasta di spalle agli imputati, uno di loro, infastidito dal fatto che la vittima gli voltasse le spalle, ha impugnato un coltello e ha inflitto vari colpi al corpo della vittima.
Secondo l’accusa, il padre si è fisicamente scontrato con questo imputato mentre cercava di togliergli il coltello, venendo anch’egli accoltellato, ed è caduto a terra, finendo per essere colpito con un calcio alla schiena dal secondo imputato.
Il figlio ha riportato gravi ferite ed è stato ricoverato all’ospedale di Aveiro.