Le “porte girevoli” tra Stato e settore bancario sono diminuite leggermente tra il 2005 e il 2020, secondo uno studio dell’Associazione per la Resilienza di Lisbona che, tuttavia, già prevede un’inversione di tendenza relativamente al passaggio da incarichi pubblici a banche.
“Nel periodo analizzato il paese ha seguito una traiettoria positiva, ma timida. E già presenta segnali di inversione, già vediamo segni che potrebbero essere ricostituite alcune ‘porte girevoli’ che a seguito della crisi erano migliorate”, ha detto a Lusa il presidente dell’Associazione per la Resilienza della Regione di Lisbona, Luís Coruche, a proposito dello studio ‘Porte Girevoli tra Banca e Stato’ ora pubblicato.
Per lo studio condotto nell’ambito dell’Agenzia Cívica di Rating (una struttura all’interno dell’associazione), esperti e accademici di varie aree hanno analizzato 14 banche e un campione di un terzo di tutti i membri dei consigli di amministrazione di ciascuna banca tra il 2005 (anno pre-crisi del debito sovrano) e il 2020 (anno post-crisi del debito).
L’analisi tiene conto delle persone passate da incarichi politici, pubblici e di regolazione a incarichi nel sistema finanziario (non è stata analizzata la circolazione inversa, dal passaggio dalle banche allo Stato).
In generale, si considera che il fenomeno delle cosiddette “porte girevoli” – in cui le persone circolano tra incarichi importanti nella politica e nel settore pubblico e privato – aggravi il rischio di conflitti di interesse e traffico di influenze.
Le conclusioni indicano che c’è stato un leggero miglioramento delle “porte girevoli” in Portogallo tra il 2005 e il 2020 e che ciò è dovuto a meccanismi creati a seguito della crisi: pacchetto legislativo della trasparenza (regime degli incarichi politici e alti quadri pubblici, meccanismi di lotta alla corruzione, ecc.), legislazione e supervisione europea (come il processo di valutazione degli amministratori bancari da parte della Banca Centrale Europea) e riduzione dei membri degli organi di amministrazione delle banche.
Nel periodo pre-crisi, la banca in cui sono state osservate più connessioni potenzialmente problematiche derivanti dalle “porte girevoli” era il Banco Espírito Santo (BES), banca che è finita nel 2014 al centro di un forte scandalo finanziario. Nel periodo post-crisi, la banca con maggiore rischio è la Caixa Geral de Depósitos, ma lo studio avverte che ci sono attenuanti essendo una banca pubblica.
Tuttavia, nonostante lo studio noti la “traiettoria timida, ma positiva” in materia di ‘porte girevoli’ tra banche e Stato, considera che “già presenta segnali di inversione” e sostiene che Governo e parlamento dovrebbero “stabilire linee guida e meccanismi” che regolino questa circolazione, considerando che la prevenzione è troppo dipendente dalla Banca Centrale Europea (BCE) e mancano regole nazionali.
Lo studio ha inoltre calcolato il rischio dell’impatto macrofinanziario di queste “porte girevoli”, affermando che c’è una “esposizione delle casse pubbliche stimata nell’ordine di 1,6 miliardi di euro all’anno”.
Aggiunge che la “stima è conservativa, dato che l’analisi effettuata in questo studio non include ancora la mappatura delle connessioni potenzialmente problematiche nel senso di uscita dalle istituzioni bancarie per l’esercizio di incarichi politici, pubblici e regolatori, né le connessioni associate a banche con sede a livello internazionale, ma che operano nel sistema finanziario portoghese”.
Quanto all’Associazione per la Resilienza della Regione di Lisbona, Luís Coruche (specialista in sostenibilità urbana) ha spiegato che è stata fondata 10 anni fa da cittadini indipendenti da interessi partitici ed economici e conta attualmente circa 40 associati. L’obiettivo è fare monitoraggio civico nelle aree economica, sociale e ambientale, contribuendo alla consolidazione della democrazia.
All’interno di questa associazione, la struttura Agenzia Cívica di Rating si propone di fare regolarmente analisi del sistema finanziario e ha iniziato il suo lavoro con lo studio ‘Porte Girevoli tra Banca e Stato’ (che ha finanziato con raccolta fondi) poiché considera che il sistema finanziario sia molto importante nella democrazia e che debba essere salvaguardato.
“È vitale che la banca e lo Stato non cedano a un focus esclusivo sul profitto e l’eccedenza immediati, ma che si concentrino nel lasciare un’eredità di consolidamento democratico. La qualità della democrazia ha effetti moltiplicatori positivi sulla stabilità finanziaria, competitività economica e evoluzione sociale”, si legge nel rapporto.
Lo studio include anche varie proposte relative al settore finanziario. Propone, ad esempio, che venga studiata la sostituzione di imposte specifiche sulla banca (Contributo sul Settore Bancario e Aggiunta di Solidarietà) con un ‘Tasso Reattivo alla Qualità del Servizio Bancario’. Questa imposta, sostiene, sarebbe maggiore o minore a seconda della qualità del servizio fornito dalla banca all’economia e alla società (per questo dovrebbero essere definiti indicatori di qualità).