Socrate ammette di aver fatto da ponte tra il gruppo Lena e l’Angola per “essere utile”.

Socrate ammette di aver fatto da ponte tra il gruppo Lena e l'Angola per "essere utile".
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L’ex primo ministro, che continua a testimoniare oggi nel processo dell’Operazione Marquês, in corso al Campus di Giustizia a Lisbona, ha dichiarato di aver conosciuto l’amministratore del gruppo Lena, Joaquim Barroca, solo a una cena-comizio del PS durante la campagna elettorale del 2009, quando hanno cenato allo stesso tavolo.

 

Ha affermato di non conoscere nessuno dell’amministrazione del gruppo Lena e di non aver mantenuto contatti con Joaquim Barroca dopo quell’occasione.

È stato solo dopo aver lasciato la carica di primo ministro che ha intermediano contatti con il governo di Luanda, “tra il 2011 e il 2014, prima di essere arrestato, per pericolo di fuga”, un periodo durante il quale, ha detto, diverse imprese gli avevano chiesto di intercedere presso entità e personalità straniere.

“Cosa che ho sempre fatto, perché pensavo fosse mio dovere se potevo essere utile”, ha detto Sócrates.

In tal senso, ha ammesso di aver interceduto presso il vicepresidente dell’Angola affinché ricevesse rappresentanti del gruppo Lena, un’azienda portoghese, “persone a cui doveva attenzioni”.

“Cosa sono andato a dire! Per il signor procuratore [Rosário Teixeira] è stato come confessare un atto di corruzione”, ha ironizzato Sócrates, che aveva già commentato ironicamente il fatto di essere stato confrontato nell’inchiesta con una cartolina di auguri istituzionale del gruppo Lena trovata durante le perquisizioni e che secondo l’ex primo ministro gli era stata indicata come un contatto personale con Joaquim Barroca.

Il procuratore Rui Real ha finito per chiedere chiarimenti aggiuntivi su queste dichiarazioni, chiedendo a José Sócrates di presentare al tribunale la lista delle aziende a cui ha intermediario contatti, le persone contattate da lui e gli obiettivi raggiunti.

Nella risposta, José Sócrates ha risposto invocando il caso della Spinumviva e del primo ministro Luís Montenegro, dicendo di “non voler invocare il principio dell’attuale primo ministro” nel rifiutarsi di fare i nomi delle aziende, mettendosi a disposizione per consegnare una lista delle aziende nella prossima sessione, ma dicendo che ha bisogno dell’autorizzazione delle stesse, che potrebbero “non voler vedere il loro nome trascinato” nel processo.

Undici anni dopo l’arresto di José Sócrates all’aeroporto di Lisbona, è iniziato lo scorso giovedì il processo dell’Operazione Marquês, che porta in tribunale l’ex primo ministro e altri 20 imputati e conta oltre 650 testimoni.

Sono in discussione 117 crimini, tra cui corruzione, riciclaggio di denaro e frode fiscale, per i quali saranno giudicati i 21 imputati in questo processo. Per ora, sono previste 53 sessioni che si protrarranno fino alla fine di quest’anno, dovendo in futuro essere fissate le successive e, durante questo processo, verranno ascoltati 225 testimoni chiamati dal Pubblico Ministero e circa 20 chiamati dalla difesa di ognuno dei 21 imputati.

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